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Due Avatar inesperti


Run
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Sinceramente preferisco fare una storia, diversa, perchè se no si rovinano i personaggi... tipo una cosa così:

Erano pronti. Il viaggio era finito, i loro anni di studio sarebbero serviti a qualcosa. Edwin era un gran sognatore: aveva sempre sperato di poter andare su quel pianeta meraviglioso, ma ora che era arrivato sentiva una moltitudine di emozioni: gioia, euforia, preoccupazione... e soprattutto scocciatura da parte della sorella che non lo lasciava un attimo in pace! Continuava a chiedere:

- E ora? Cosa si fa? Si prova subito il proprio corpo Na'Vi?

Sembrava che avesse dimenticato tutte le spiegazioni!

-Basta, Primrose! Se non la smetti come ci prendono? Per degli stupidi? Cerca di sfruttare i nostri insegnamenti!

Primrose sembrò prendersela un po' per quelle parole, ma subito dopo le passo perchè lei e suo fratello poterono ammirare il paesaggio...

Purtroppo era rovinato anche dalla devastazione di macchine e soldati...

Edwin sentì qualcuno parlare di un certo Jake Sully e del fatto che fosse riuscito a conoscere i Na'Vi senza catturarli o cosa del genere. La notizia lo affascinò ed inziò a fantasticare di poter anche lui diventare Omatiaya... stava decisamente volando troppo in alto... volare con gli Ikran! No... non l'avrebbe mai potuto fare.

Ma questo era solo un idea...

Primrose disse:

- Guarda, i nostri Avatar! Wow, sembrano dei Na'Vi veri...

- Primrose, c'è solo qualche differenza, come quella dell cinque dita o del fatto che non ci muoviamo come loro, ma del resto i corpi sono uguali a quelli dei Na'vi... è la mente che è diversa. Smettila di comportarti da bambina!

 

 

Questa fanfic è pubblica e tutti possono partecipare nello sviluppo di questa vicenda. Vi chiedo gentilmente però di rispettare l'impostazione e i personaggi iniziali, non andando troppo fuori tema.

 

Qualsiasi commento a questa semplice storiella potrete farlo QUI

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Silenzio...

Cercava di concentrarsi.

Era il prescelto.

Era un guerriero potente, il capo ora che Quaritch non aveva più potuto esserlo.

La missione nella sua mente era tracciata come una linea retta disegnata da un' HB.

Lui, generale Ayer, doveva scacciare i Na'Vi dal grande deposito... e per di più degli scocciosi cervelloni stavano rendendo le cose complicate.

Avatar, avatar... non li sopportava.

 

Ayer non era un semplice soldato, ma un generale dotato anche astuzia e soprattutto di sarcasmo.

Non gli piacevano i novelli... troppo inesperti, da difendere... ma daltronde lui non doveva badare a queste cose.

Solo che quella biondina saltellante e quel ragazzo così deciso gli davano sui nervi; non sapeva perchè, ma i fatti erano così,

 

Ayer sentì una voce arrivare dal corridoio:

- Signore... dagli altri soldati sono morti. La malattia si sta diffondendo!

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Una voce era diffusa tra i militari, per la cura dell'epidemia che li stava mettendo nei seri guai: il liquido txep.

Esso era utilizzato per casi di estremo bisogno: era raro e prezioso. Bisognavava versarsi questo liquido uguale all'acqua sulle mani, accertarndosi che siano ben bagnate. Dopodichè bisognava schioccare le dita, soffiarci sopra e proteggerle dal vento, in modo da alimentare la piccola fiamma accesa. Per farne un un uso vero, dopo che la fiamma fosse diventata un fuocherello sulle dita, bisognava soffiare fino a raggiungere anche i tre metri di lunghezza di fiammata, capace di bruciare tutto ciò che chera sul suo raggio tranne le dita che l'avrebbero provocata. Tutti i generali, i tenenti, gli ufficiali avevano con se una boccetta di codesto liquido, pronto ad essere acceso.

Solo che, per un caso, un soldato malato che aveva rubato il liquido, era stato meglio, e gradualmente si era sentito guarire. Peccato che i dati veri dicono che nonostante sia sentito bene,morì un mese dopo, per colpa della malattia.

L'epidemia stava decimando le truppe e la cura era introvabile.

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  • 2 settimane dopo...

Il giorno successivo Edwin e Primrose ebbero modo di conoscere Enrique, un medico francese e Grace Augustine, la capa degli scienziati. Seppero che il giorno dopo, con Enrique, sarebbero andari in esplorazione della foresta.

La notte nessuno dei due riuscì a dormire e continuarono a fantasticare su com'era la foresta e su come ci si sentiva ad essere altissimi e guardare gli altri compagni dall'alto.

La mattina, con lo stomaco in subbuglio e i pensieri aggrovigliati, Edwin e Primrose entrarono nei loro link e...

- Edwin, tutto a posto?

Un medico schioccò le dita vicino alle orecchie di Edwin, che si tirarono indietro ad ogni schiocco, come normalmente accadeva.

Edwin voltò la testa e vide la piccola avatar di sua sorella già seduta che sorrideva toccandosi le braccia, le gambe e i capelli.

Sì alzò frettolosamente a sedere su grande disappunto dei medici, ma non voleva risultare lento.

Quando ebbero finito di provare poterono staccare i fili e vestirsi, per ultima cosa soprattutto, andare fuori...

La meraviglia riempì i loro occhi e Primrose si mise a correre tra le piante gioiosamente.

Edwin la guardò scuotendo la testa, ma in realtà capiva la sua euforia e si tratteneva a stento da farlo anche lui.

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La mattina arrivò puntuale, ma loro erano già freschi e pronti a tutto, quando Enrique disse loro che sarebbero partiti per una spedizione nella foresta.

Dopo una notte d'inferno per il caldo, la notizia stupì i due ragazzi. La tanto aspettata giornata, la foresta in cui tutto sarebbe potuto accadere. Primrose si trattenne a stento dal fare i salti di gioia come qualche giorno prima, ma Edwin era fermo, immobile, il viso imperlato di sudore e improvviasamente bianco come un lenzuolo. Non poteva essere così presto. Non si sentiva pronto! Sentì una strana sensazione, qualcuno nella sua mente gli urlò: "Codardo", ma era un grido lontano. Si accorse che la sorella le stava agitando la mano davanti agli occhi.

- Sveglia o faremo tardi! Dobbiamo prendere i nostri avatar!-

Edwin iuscì solo a biascicare qualcosa tipo:

- No...no... io non...-ma non fece in tempo a dire altro perchè Primrose lo stava già trascinando verso il suo link.

 

Conobbero presto Dylan Smith, il pilota dell'elicotero che li portò nella piccola radura per scendere nella foresta. Presero il necessario e iniziarono ad esplorare.

Ciò che videro li meravigliò, tranne Enrique che conosceva già quel luogo.

Felci giaganti, muschi di tutte le forme che si arrampicavano sugli alberi e sulle rocce, alberi altissimi, dove loro, pur essendo alti rispetto agli umani, tutta la natura li metteva in soggezione.

Ma alle loro spalle qualcuno già vigilava sul loro percorso... due Na'vi. Uno dei due aveva una freccia incoccata, ma l'altro gli impediva di tirare perchè pensava che avrebbero dovuto aspettare ancora un poco.

 

Edwin pensò a Jake Sully... era in quelle zone che si era perso ed era stato salvato tempo prima.

Primrose aiutava Enrique con le scansioni, Edwin era troppo immerso nei pensieri e a contemplare la natura... e pensare che era più bravo lui in materia! Primrose gli scoccò qualche occhiataccia, ma lui era sempre troppo assorto per accorgersene.

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Purtroppo per loro, qualcosa accadde nel mezzo della loro esplorazione: una freccia si infilò in un tronco d'albero davanti ad Enrique, che non ci pensò due volte e fuggì verso l'elicottero. Ma Edwin e Primrose non furono così fortunati; uno dei due Na'vi che li seguivano saltò dinanzi a loro col pugnale estratto. Qualche secondo dopo scese il suo compagno, l'arco teso.

Disse minaccioso:

- Voi segue me! Rai'uk ha dato ordine di catturare uniltìranyu, ma l'altro è scappato, quindi la bambina e il ragazzo seguono noi!

Primrose sbottò irritata e con voce acuta:

- Non sono una bambina! Sono un'apprendista scienziata!

Uno dei due Na'vi, di nome Seyvaro disse:

- Oh, cattivella la bambina... oh, scusa l'apprendista... beh, non importa, ora voi segure noi, capo vi deve esaminare!

Onantu, l'altro, ringhiò arrabbiato a Seyvaro:

- [trad=Ma vuoi fare silenzio!?]Slä nga new tìfnu lu!?[/trad]

Seyvaro abbassò il capo e guardò Onantu dal basso con espressione dispiaciuta, quasi si mostrasse sottomesso e mugugnò:

- Ngaytxoa... oe fì ke new...

Onantu sospirò, guardo i due Avatar e butto giù:

- Vi volete muovere prigionieri?

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Ayer stava discutendo con uno scienziato, chiedevano di poter cercare anche di notte due avatar scomparsi. Ayer non aveva voluto, allora lo scienziato aveva cominciato a fargli polemiche sul fatto del disturbare i Na'vi. Ayer per tutta risposta aveva quasi urlato:

- Ascoltami, bello, non sono legato ai soldi che quella pietruzza produce, ma ai suoi effetti! Siamo ancora in tempo per salvare la terra! Dopo quei disastri, incluso quello del golfo del Messico, non è stata più la stessa... ma potremmo tornare a vedere i prati verdi, gli alberi e i boschi! La gente potrebbe andare via da quelle colonie e tornare sul loro pianeta natala a vivere. Gli animali vivranno liberi e non in gabbia! Sono disposto anche a uccidere degli stupidi esseri b...blu! Non mi importa nulla dei loro riti, dei loro dei! Sicuramente sono interessanti hanno un animo naturalistico... ma noi dobbiamo salvare la nostra popolazione! Non sono disposto ad aspettare troppo, c'è qualcuno che spera ancora... ma voi amate questo pianeta e i suoi indigeni! Non mi ascolterete mai...

Lo scienziato assunse un espressione mortificata... ed esclamò:

- Ma come si permette!? Io amo la terra! Non sospettavo questa intelligenza da parte di un militare!

Detto questo si tappo la bocca, rendendosi conto di quel che aveva appena detto...

Ayer sibilò, rabbioso:

- Vada... fuori... di... qui...

Lo scienziato corse fuori terrorizzato, temendo per la sua carriera...

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Edwin era molto perplesso. Perchè li volevano catturare? Chiese:

- Siete omatikaya?

Onantu sibilò:

- Non ti dovrebbe interessare e comunque no, siamo Tawkami.

Primrose spalancò gli occhi ed esclamò:

- Ma siete molto lontani da qui! Come mai dovete esaminarci? Perchè? Anzi, lumpe?

Seyvaro sorrise, fece per aprir bocca ma Onantu lo bloccò dicendo:

- Non ti interessa piccola apprendista.

Primrose strinse i pugni e guardò male Onantu, ma si trattenne dal dire o fare stupidate.

Degli Ikranay passarono sopra le loro teste agitando la flora che c'era intorno.

Seyvaro sbuffò, iniziava a stancarsi di camminare senza novità. Poco dopo si lamentò:

-[trad=Quanto è lontano!?]Pìmtxan alìm lu!?[/trad]

La risposta di Onantu fu semplice e incisiva:

-[trad=Tanto]Nìtxan[/trad] .

A quelle parole Seyvaro si incurvò e iniziò a brontolare tra se e se, guardando a terra.

Primrose ridacchiò tra le occhiatacce di Onantu e Edwin; sentiva una vicinanza a quel Tawkami: era giovane e si comportava un po' come lei... gli ispirava simpatia. Era come se Onantu fosse il maestro e Seyvaro l'allievo.

Tra queste riflessioni non si accorse di avere una grossa radice davanti e ci inciampò, cadendo rovinosamente a terra.

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  • 1 mese dopo...

Si accamparono per la sera, erano circa a metà viaggio. I due Avatar erano molto stanchi, non erano allenati, e Onantu gli aveva sgridati molte volte. Sembrava avesse a che fare con tre 'eveng piccoli... anche Seyvaro non si mostrava da meno.

Primrose pensava. Un fatto raro, assai raro. Purtroppo interruppe quest'armonia chiedendo a Seyvaro:

- Tu non sei mai stato così lontano da casa tua,vero?

- No... come fai a saperlo!?

- Mmh... si vede da come ti comporti! - Disse, ridacchiando.

Edwin si era cimentato nell'impresa di scalare qualche albero. Era lì che saliva... saliva... poi, sentendo un rumore più forte del solito, si spavenò, lasciò la presa e cadde tra le piante con un gemito. Si scrollò e raggiunse gli altri, umiliato.

Primrose intanto chiaccherava ancora con Seyvaro...

- Che cos'hai sulla schiena?

- Mmh... stavamo cacciando quando sono passati i Tawtute... Hanno sparato... Quelle mini frecce che lanciano mi ha ferito di stricio e...

- Oh, mi dispiace! Comunque non sono frecce, sono proiettili di metallo...

- Ah ok...

Seyvaro assunse un espressione perplessa, poi fece un alzatina di spallucce.

Onantu diede loro il pasto spartano, poi si coricarono.

 

 

 

 

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  • 2 settimane dopo...
I link si aprirono e nella loro visuale entrarono Enrique e Grace. Li rimpinzarono di domande, ma i fratelli non risposero a nessuna. Edwin rimase intontito per un po', cercando di capire cosa stesse succedendo, mentre Primrose scoppiò a ridere, tanto fino a lacrimare. Edwin si riprese presto e le scoccò qualche occhiataccia, poi, insieme, raccontarono tutto ciò che era successo. Gli scienziai erano ammirati, continuarono per molto, ma Edwin e Prirose erano stanchi, così permisero loro di dormire. Dylan Smith si accarezzò il mento pensieroso, poi andò a riferire tutta la storia ad Ayer. Enriq spuntò da dietro l'angolo e segui silenziosamente il pilota. Si sentiva un po' cretino a fare la spia ad una spia, ma continuò per amore della scienza. Evitò di accarezzarsi il mento e tornò a riferire anche lui a Grace. Era come se si fosse creato un crepaccio tra scienziati e marine... solo Edwin e Primrose salvavano i Na'vi dallo sterminio certo. Ayer era spinto dalla disperazione, sì, ma nel farlo stava quasi distruggendo un altro pianeta... che esseri strani, gli umani. Aveva dedicato una vita allo studio di Pandora, ora questi arrivavano e distruggevano tutto per salvare la Terra. Enrique pensava che la terra non si poteva salvare, era troppo tardi, non sarebbe tornata come prima. C'era tempo ancora per combattere, sì. Si tirò indietro i capelli castani che gli ricadevano sugli occhi. Lo stress era sempre più frequente in quel periodo. Si diresse come in un sogno verso il suo alloggio e lo osservò. Lui era un anima ribelle, non poteva rimanere chiuso in quella grossa gabbia... così decise: si sarebbe diretto verso il clan dei Tawkami. Forse era contro le regole, ma in quel posto non resisteva. Si guardò e notò quant'era magro; oramai il suo corpo era l'Avatar, non quello umano, quindi i muscoli non allenati... sarebbe stato difficile tornare sulla Terra, tanto valeva andare su Pandora.
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Edwin e Primrose entrarono nei link, istraniti della mancanza di Enrique, ma loro dovevano continuare il viaggio.

Il loro amico scienziato si dirigeva insieme a Dylan verso le montagne fluttuanti, per tenerlo lontano da Ayer e per essere al sicuro dai soldati per la fuga. Aveva lasciato il suo avatar insieme agli altri, avrebbe cercato di seguire le tracce. Aveva fatto una mossa molto avventata, avrebbe dovuto fare molta strada. Arrivarono alla postazione, Dylan si lamentò un po', poi Enrique entrò subito nel link.

Il suo avatar s'alzò di nascosto e uscì. Si diresse quatto verso la foresta, e appena ci fu dentro si mise a correre. Il suo corpo era già allenato, non avrebbe avuto difficoltà. Teneva un coltello e degli accendini, ma sperava di non doverli usare. Certo, era una preda facile, ma in fondo, era anche abbastanza agile. Saltò su un ramo e decise di fare una strada... elevata, non sul terreno.

Intanto la compagnia dei quattro si dirigeva lentamente e pacificamente verso le scogliere e la pianura. I piedi dolevano ma la meraviglia era più forte. Il silezio regnava sui Na'vi e gli Avatar. Onantu non era contento di come Seyvaro si comportasse, Seyvaro si divertiva, Primrose arrassiva ogni volta che Seyvaro perlasse, Edwin faceva facce disgustate ogni volta che Primrose apriva bocca.

Enrique correva saltando agilmente sui rami, scalando tutto quello che poteva. Andava veloce, quasi si immaginava le voci degli altri, che forse lo stavano seguendo. Era agile quasi come un Na'vi, una sola cosa lo tradiva: il fiatone.

Dylan giocherellava con una matita. Si stava annoiando parecchio. Aveva notato uno strano comportamento da parte di Enrique nel link, ma non ci aveva fatto caso. Che specie strana, gli scienziati. Si mise a disegnare, visto che non aveva nulla da fare. Disegnava proprio da schifo. Magari poteva fare come alcuni attori; quando si cimentano in un film prendono interesse per qualcosa a loro sconosciuto... poteva farlo anche lui con il disegno! Ma che razza di idee gli venivano in mente?

Enrique stava perdendo colpi. Non riusciva a tenere più il passo. Un dolore lancinante lo trafisse al petto. Si accasciò sul terreno respirando forte, la mano poggiata sul petto. Con l'altra s'asciugò il sudore, poi tentò di calmarsi. Non poteva partire in quarto, doveva essere calmo e naturale. Quando si fu riposato un poco si rialzò e continuò camminando...

Edwin e Primrose videro la scogliera in lontananza e una consapevolezza si fece strada nelle loro menti; erano quasi arrivati.

Dylan iniziò a scarabocchiare qualcosa furiosamente, poi passò ad osservare l'ambiente che lo circondava. Pensò " che schifo. Meglio guardare le Alleluja... ah, molto meglio."

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Rumori di passi, calore, caos, sorrisi... ecco ciò che videro i nostri due amici avatar all'interno dell'villaggio. Onantu e Seyvaro rimasero in disperte e degli altri Na'vi li circondarono. Un'altro Na'vi si avvicinò a loro con aria circospetta.

- [trad=Bene Onantu]Sìltsan Onantu[/trad]. [trad=Quali sono i loro nomi?]Pelì'u ayfo tstxo?[/trad]

- [trad=Emh... Io... Io sono Edwin... Lei è mia sorella... Primrose...]Emh... Oe... oe Edwin lu... Poe ma tsmukè lu... Primrose...[/trad]

- [trad=Grazie, Edwin... sei un camminatore nei sogni?]Irayo, Edwin... uniltìrantokx nga lu?[/trad]

Primrose prese parola improvvisamente, senza però il consenso di Edwin.

- [trad=Sì, ma siamo in pace!]Srane, slä ayoe nìmwey lu![/trad]

 

Enrique si guardò intorno con calma... regnava un silenzio innaturale. Le orecchie si tesero all'indietro. Un ringhio sordo... un illusione. Si voltò. La preda perfetta, uno spuntino serale. Un'idea gli passò fulminea nella mente: " copia... che copia...". Una zampa. Una testa. Un Thanator. Si voltò e si mise a correre più che poteva. Purtroppo era già un po' stanco per la corsa di prima, ma per sopravvivere si fa di tutto. Sentiva i piedi infilarsi nel terreno smosso, i battiti della potenti zampe dell'animale dietro di lui. Gli sembrava tutto troppo lento, ma anche il suo corpo si muoveva a rallentatore. Tese i muscoli quanto poteva e...

 

Dylan prese una maschera per respirare e uscì da quella specie di scatolone enorme. Guardò gli ikran lontani litigare e volare via. Vide dei puntini blu sopra ad essi. Provò una strana sensazione: invidia. Guardò il precipizio poco lontano. Aveva camminato un po'. Una forte tentazione lo investì; se solo avesse corso... sarebbe precipitato. Oh, il fascino della morte. La morte è una cosa orribile... eppure ha il suo fascino! Spesso aveva immaginato di buttarsi giù... ma la sua fantasia gli aveva donato delle ali o qualcosa che lo salvasse. Se fosse precipitato... non sarebbe morto. La gravità era troppo debole. Eppure, a quel punto, commise una gigantesca stupidata. Mosse qualche passo per guardare meglio. Il terreno cedette. Non si sentì nulla, la sua voce era trattenuta dalla maschera per repirare. Si vide solo della terra e qualcos'altro precipitare, niente di che.

 

 

 

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Enrique saltò indietro; qualcosa era caduto molto vicino a lui. Il Thanator si fermò guardando quello strano robo. Era piccolo. Il cuore di Enrique perse un colpo, la sua mente pensò: " no... Dylan... che ci fa qui?!". Dylan sapeva che sarebbe morto. Non gli bastava l'aria, era lontano da qualunque punto di rifornimento. Prese la pistola. Aveva riconosciuto Enrique e sapeva che creatura lo stava osservando per decidere se era commestibile o no. Sparò al Thanator, scacciandolo, ma l'ultimo colpo lo riservòa se. Si premette la pistola sulle tempie, deglutì a vuoto e sparò, sentendo solo Enrique che gli urlava, come da lontano: - Dylan, no!- ... Ma era troppo tardi.

Enrique accorse troppo trdi, l'ultimo proiettile si era già mostrato utile. Si agurò solo che il Thanator non fosse troppo ferito. Quanto sono stupidi i marine! Agiscono così, senza pensare, impulsivamente. Chissà da dov'era arrivato. Dalle montagne, ovvio, ma ne aveva fatta di strada. L'ultimo volo di Dylan Smith... un volo senza ikran, un volo verso la morte. Non c'era tempo da perdere. Proseguì un po' a piedi, poi incontrò un Pa'li solitario. Un piccolo sorrisetto di sfida si dipinse sulle labbra di Enrique. Si prese lo tsaheylu e si diresse piano verso il Pa'li. Aveva imparato a montare i cavalli, sulla terra. Si consolò pensando che forse era simile e che aveva assolutamente bisogno di una cavalcatura più veloce. COn un movimento fulmineo prese lo tsheylu del Pa'li e lo collegò. Che meraviglia! Una sensazione bellissima. Salì in groppa e pensò: piano... piano... vai! Il Pa'li partì in una specie di trotto veloce, facendo finire Enrique a terra. Si voltò guardandolo, quasi con aria di sfida. Enrique si rialzò, borbottando qualcosa. La morte di Dylan non l'aveva turbato, ma cercava di non pensarci. Quell'uomo era solo un nemico, nonostante avesse cercato di salvargli la vita aveva commesso un errore; non ci sono tanti Thanator, non bisogna ucciderli! Avrebbe cercato una via d'uscita da solo. Oh, quant'era animalista. Si ritrovò incantato a fissare il nulla con la treccia tra le mani. Il Pa'li era andato pacificamente a leccare qualche fiore; Enrique gli si avvicinò piano. Alzò la testa di scatto, facendolo sobbalzare. Enrique annuì tra se e se, poi decise di fare in fretta. Corse nuovamente verso il Pa'li, colegò gli tsaheylu e montò.

 

Edwin e Primrose stavano parlando a Seyvaro, che era contento, e Onantu, che era abbastanza arrabbiato. Ma guarda se era il caso di affidargli quei mocciosi! Gli bastava già Seyvaro! Ancora meglio, chissà cosa avrebbe insegnato ai due Avatar quel ragazzino! Va be' che montava già un ikran, ma in mente era proprio indietro... Onantu effettivamente non stava parlando, si teneva in disparte, scuro in volto. Invece Primrose, Edwin e Seyvaro chiaccheravano pacificamente. Edwin era particolarmente su di giri perchè aveva quasi esaudito un sogno incredibile, invece Primrose... be' Primrose.... perchè anche per lei era così, ma... Seyvaro aveva finalmente dei compagni più socevoli di Onantu! Nutriva stima e rispetto per il Na'vi, ma lo trovava un po' troppo burbero e gli sembrava dei essere detestato.

 

I cinque passi ritmici da galoppo del Pa'li riempivano la mente di Enrique(nel cavallo quando galoppa si sentono tre suoni, perchè una zampa non la poggia, ma nei Pa'li...) . Finalmente riuscito a montare l'animale, si dirigeva verso il clan Tawkami. Là forse avrebbe trovatopace. Avrebbe viaggiato anche la notte, non si fidava a dormire nelle pianure che a poco avrebbe raggiunto. Era sera, la stanchezza tanta, ma la paura di più;non avrebbe ceduto.

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