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La natura nella letteratura


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Salve fratelli e sorelle!

 

Ho deciso di iniziare a scrivere un serie di discussioni riguardo il tema della natura nella letteratura. Mi piacerebbe indurvi a leggere queste poesie perché credo siano bellissime e degne di essere menzionate sia per il tema (che ci affascina un pò a tutti), sia per la perfezione stilistica di alcuni tra i massimi autori dell'Ottocento e del Novecento. Il mio intento non è quello di creare un manuale di letteratura, non potrei e non vorrei... quello che desidero o almeno spero, è che vi possiate emozionare leggendo queste poesie, anche se sono di autori a voi sconosciuti oppure fin troppo noti e quindi noiosi. In ogni discussione vi presenterò una o più poesie di un unico autore, di cui darò un brevissimo inquadramento storico-biografico; poi vi riporterò i testi e proverò a fare un commento che ritengo sia molto soggettivo. Quindi, se la cosa vi interessa, potete commentare e perché no, contestare la mia interpretazione e proporne una vostra. Spero di creare una vero e proprio "simposio" letterario... e mi raccomando: non fatevi intimorire dall'argomento! Non sono una professoressa di lettere, anzi sono una studentessa come molti di voi e ho ancora molto da imparare... dite il vostro parere senza remore, nessuno è qui per giudicarvi né tanto meno per darvi un voto. Siamo qui per piacere!

 

CHARLES BAUDELAIRE

 

Nato a Parigi nel 1821 da un'agiata famiglia borghese, condusse la vita sregolata dei bohemiens, più per temperamento che per necessità. Mai ripreso dalla morte prematura del padre, assunse una serie di atteggiamenti anticonformisti che consistevano in amicizie poco raccomandabili e consumo smodato di hascisc e oppio. La sua opera maggiore è costituita da "Les fleurs du mal" (I fiori del male), raccolta di poesie sui temi più vari tra cui domina la natura, descritta tramite allegorie e simboli. Ecco a voi quindi una poesia tratta da questa opera.

 

TRISTEZZE DELLA LUNA

 

Questa notte la luna sogna con più indolenza;

come una bella donna, sopra molti cuscini,

con mano distratta e leggera accarezza

prima di addormentarsi il contorno dei suoi seni,

 

sul dorso lucido di tenere valanghe,

morente, si abbandona a lunghi deliri,

e volge il suo sguardo a bianche visioni

che salgono nel cielo come fioriture.

 

Quando a volte, nel suo pigro languore,

fa cadere una lacrima furtiva su questa terra,

un poeta pietoso, nemico del sonno,

prende nel cavo della sua mano questa pallida lacrima,

dai riflessi iridescenti come un frammento di opale,

e la nasconde, lontano dagli occhi del sole, nel suo cuore.

 

Commento:

 

Domina in questa poesia l'identificazione della luna con una donna triste, dalla sensualità esaltata. Solo il poeta può godere della sua visione poiché l'uomo comune è incapace di apprezzare la sua bellezza. E' il poeta che intreccia una storia d'amore con la luna ed è lui a raccoglierne le lacrime, dono così prezioso che il poeta custodisce gelosamente nel suo cuore. Cosa ne pensate di questa poesia? Anche voi vi sentite un pò poeti quando osservate la natura e le sue meraviglie? Io credo che Baudelaire ci abbia visto giusto... ognuno di noi deve porsi nei confronti della natura come un poeta, ovvero come un osservatore, come un sacerdote e un custode delle sue meraviglie... Per quanto riguarda la descrizione della luna la trovo davvero affascinante, la sua bellezza è malinconica, fredda ma magnetica come una donna dalla pelle eburnea e candida, piena di forme, avallamenti e curve che la rendono attraente pur essendo fiera, immobile ai nostri occhi. E pensare che lei è lì, nel cielo tutte le notti e solo in pochi sono in grado di apprezzare questo spettacolo mentre i più dormono rinchiusi nelle loro case. E' semplice capire come questo satellite terrestre sia preferito da molti poeti, perché custode della notte, il momento più misterioso e più adatto alle speculazioni artistiche o filosofiche. Si pensi a Leopardi e al suo "canto notturno di un pastore errante dell'Asia", dove un pastore pone alla luna le sue domande esistenziali, chiedendosi il perché l'uomo continui ad affannarsi in un viaggio che ha sempre lo stesso drammatico epilogo.

 

Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, G. Leopardi (vv. 1- 15)

 

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,

Silenziosa luna?

Sorgi la sera, e vai,

Contemplando i deserti; indi ti posi.

Ancor non sei tu paga

Di riandare i sempiterni calli?

Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga

Di mirar queste valli?

Somiglia alla tua vita

La vita del pastore.

Sorge in sul primo albore;

Move la greggia oltre pel campo, e vede

Greggi, fontane ed erbe;

Poi stanco si riposa in su la sera: Altro mai non ispera.

Dimmi, o luna: a che vale

Al pastor la sua vita,

La vostra vita a voi? dimmi: ove tende

Questo vagar mio breve,

Il tuo corso immortale?

 

Riassumendo, se per Baudelaire la natura è fonte di simboli e allegorie ed è un dono da preservare, per Leopardi è fonte di riflessioni esistenziali e filosofiche ed è un invito alla riflessione e all'introspezione. Siete d'accordo con questi due pareri autorevoli oppure la pensate in maniera diversa? Lascio la parola a voi, sperando che l'articolo vi sia piaciuto! ;-)

 

Wildlife

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Accidenti che articolo Wild!

Complimenti per come è strutturato il tutto in maniera di permettere anche ai profani come me di poter fare un'analisi di questi scritti in relazione alla natura sia essa terrestre o cosmica e pur non essendo molto ferrato in poesie e letteratura,leggendo le due pubblicate unite alla descrizione fatta da te,credo di avere anche io percepito il modo diverso di intendere e descrivere la natura dei due poeti che intrecciano le emozioni correlate in questo caso alla Luna unendo le sue caratteristiche peculiari(bellezza malinconica,fredda e magnetica) a quelle umane o ponendosi domande come nel caso del pastore errante che osservando il satellite si identifica con quest'ultimo sapendo come sarà la fine del percorso.

Penso che ognuno di noi abbia trovato almeno una volta (per esempio) una relazione con la vita di un albero o nelle stagioni con i cicli della vita umana,è una costante universale infondo e anche noi uomini dotati di ragione o quanto meno "pensanti" che lo si creda o no..ne siamo tutti parte ;-)

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Brava Wildlife! 😊

Mi complimento per questa nuova idea originale di articoli che parlano della natura nelle poesie.

L'ho trovato molto interessante ed istruttivo (leggendolo mi sembrava di essere ancora a scuola......😃).

Per quello che ho capito, anche se non sono molto afferrato in materia, non posso che essere d'accordo con la tua analisi in relazione alle due poesie ed al significato che diffondono.

Ottima descrizione! 😊

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@ Simo: Sono contenta che ti sia piaciuto e che sia risultato chiaro, questo era il mio intento! :) Ovviamente sono d'accordo con te riguardo alla relazione che ci lega per esempio alle piante o ai cicli delle stagioni... siamo tutti parte di uno stesso pianeta e tutti condividiamo lo stesso destino! Forse in un punto soltanto avrei da contraddire Leopardi: la luna non è silenziosa alle nostre domande, il suo vorrei definirlo un silenzio-assenso... la risposta l'uomo ce l'ha già semplicemente osservando quello che gli sta intorno: tutto nasce, cresce e infine muore, senz'altro fine che non sia il morire.

 

@ Jake Toruk: Grazie mille per i complimenti! Se qualcosa non è risultato chiaro, non esitare a dirmelo. Per quanto riguarda il linguaggio dici che risulto un pò troppo, come dire,"accademica"? Quello che ti chiedo è un consiglio, se secondo te la risposta è sì cercherò di essere un pò meno formale... purtroppo quando inzio a parlare delle cose che mi piacciono, come la letteratura, cerco sempre di dare il meglio nell'esposizione, la definirei una sorta di deformazione professionale da classico! ;-)

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No no, non è che non sei stata chiara....... anzi......

Sono io che non sono abituato a fare certe riflessioni sulle poesie, e siccome manco da scuola da 11 anni, sentire parlare nuovamente di queste cose mi fa tornare indietro con i ricordi... 😃

Il linguaggio va benissimo. 10 e lode! 😊

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"Gli auguri dell'Innocenza"

 

Questo è il titolo della poesia scritta dal poeta,incisore di grandissimo talento e pittore inglese William Blake.

Di ispirazione romantica è vissuto tra il 700 e l'800,autore di liriche innovative e visionarie,riusciva a trasferire nel mondo reale le sue visioni spirituali in opere dalla sorprendente forza di immaginazione.

Nell'opera che segue,si trovano elementi,terreni e cosmici allo stesso tempo che catturano l'animo facendo vibrare la sensibilità di chi ne evince il senso,il mio invito adesso è di leggere in pace,facendovi solo guidare dal pensiero:

 

 

 

 

 

"Vedere un Mondo in un granello di sabbia,

E un Cielo in un fiore selvatico,

Tenere l'Infinito nel palmo della mano

E l'Eternità in un'ora".

Le righe che compongono questa breve ma intensa poesia mi hanno sempre toccato nel profondo perché nella sua sinteticità descrive tutto ciò che è esistere.

Poche parole che esprimono tramite elementi della Natura la percezione del contesto attorno a noi,un augurio dove per capire il mondo si deve sapere che è anche polvere e quindi anche in un granello di sabbia esso lo si vede e così accettare le piccole cose come le grandi.

Si osserva il Cielo anche vedendo la bellezza di un fiore selvatico,una prova ulteriore per scoprire che anche questo è Paradiso.

Consapevoli che anche l'infinito può stare in una mano poiché siamo parte di esso come l'eternità sta in un attimo,noi uomini diamo una misura alla dimensione del tempo ma esso non ne ha...c'è !

 

Io credo che leggendo questa poesia è come fare un viaggio con la mente per vedere,cercare,comprendere e accettare che ognuno di noi è energia nata dall'Universo,sta a noi costruire il ruolo da avere e bisogna gioire per questo da oggi fino ad ogni giorno nuovo perché è tutto meraviglioso;-)

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Bellissima poesia Simo, complimenti! Non la conoscevo fino ad ora e sono felice che tu l'abbia postata qui! Anzi invito anche gli altri se hanno qualche poesia a cui sono particolarmente legati a fare lo stesso!

Per quanto riguarda il commento l'ho apprezzato molto, hai fatto emergere in modo preciso le emozioni che questa poesia ti suscita!

Anch'io vorrei esprimere il mio parere. Mi è piaciuta innazitutto per il messaggio profondo che contiene, ovvero che la semplicità è una cosa preziosa e che fermarsi a contemplare le piccole cose non è perdere tempo, anzi, è coglierne la vera essenza! Il significato è molto spirituale poiché rimanda ad una serie di concetti quali il finito/infinito e la caducità/eternità su cui l'uomo si interroga costantemente. Come può l'essere umano concepire l'eternità pur essendo un essere finito e mortale? William Blake risponde in questo modo: basta guardarsi intorno, anche il più piccolo fiore rappresenta l'ideale calato nel reale.

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"Gli auguri dell'Innocenza"

"Vedere un Mondo inun granello di sabbia,

E un Cielo in un fiore selvatico,

Tenere l'Infinito nel palmo della mano

E l'Eternità in un'ora".

Che bella poesia Simo! 😃

Mi piacciono le poesie come questa che racchiudono così tanto significato in poche righe, e la tua descrizione è assolutamente fenomenale!

Un'esplosione di sentimenti scaturiti leggendo 4 semplici righe......

Sentimenti che condivido anch'io! 😊

 

 

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ho trovato il tempo solo ora per leggermi bene il tuo articolo Wild... beh, stupendo!!!

Sono tutte e due poesie che avevo conoscevo già, ma non le avevo mai guardate sotto quest'ottica :) grazie

Mi hai fatto venire l'ispirazione ^^

 

Mi svegliai dal sonno cosciente,

e vidi, finalmente.

 

Vidi la vita, il suo perfetto equilibrio e il suo costante mutare.

L'essere natura, l'essere Terra...perfetta, viva.

 

Vidi il lento avanzare delle radici,

Sentii l' acqua che bagna le foglie,

il denso profumo di terra

e l'armonioso disegno dei rami verso il cielo.

 

Molto con stupore osservai.

 

La pazienza e l'attenzione del cacciatore,

la tensione

e la scaltrezza della preda.

La libertà del volatile,

che va controvento

e il leggero soffio di vento tra le penne delle ali

 

Conobbi le grandi migrazioni,

il coraggio di un piccolo essere in lotta per sopravvivere.

 

La forza devastente di un germoglio nato dal cemento.

La vita che continua, l'istinto di conservazione...

 

 

... mi guardai attorno...

 

e vidi altri esseri

come me...

ma essi rimanevano immobili, apatici, incantati da tanti svaghi.

Rimanevano, contronatura, nel loro sonno cosciente.

 

...non vedevano...

 

 

 

lo so fa schifetto, anche perchè non ho mai scritto una poesia xD

Però ci tenevo lo stesso a scriverla, così per condividerla, anche se non è gran chè ^^

Quello che volevo esprimere è il senso di solitudine che provo a volte nel vedere che la gente che mi sta attorno non "vede" la meraviglia dell natura e delle piccole cose, ma "dorme coscientemente", non curante di quello che di vero le sta intorno.

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Gabriele D'Annunzio

Nato nel 1863 a Pescara, il vate condusse una vita sontuosa e sempre pronta allo scandalo; si iscrisse a Roma alla facoltà di Lettere che per altro non terminò. Attivo sia sul fronte politico che su quello militare, partecipò ad ardite imprese durante la prima guerra mondiale (basti pensare al volo su Vienna o alla famosa presa della città croata di Fiume). D'annunzio che assieme a Pascoli fu uno dei massimi rappresentanti del Decadentismo, fece della bellezza il valore assoluto della vita, affermando in un suo romanzo che "Bisogna fare la propria vita come si fa un'opera d'arte" (Il piacere). La poesia che vi propongo fa parte di un vasto ciclo poematico chiamato "Laudi del cielo, della terra, del mare e degli eroi" e precisamente appartiene al terzo libro, quello più famoso, l'Alcyone, dal nome di una delle stelle che compogono la costellazione delle Pleiadi. I temi principali di questo libro sono il recupero del mito, l'esaltazione dell'arte e della figura del poeta e, ciò che più ci interessa, lo scambio fra naturale ed umano.

La poesia in questione è "La pioggia nel pineto" composta nel 1902-1903. Il poeta sorpreso con l'amata dalla pioggia in un pineta ci descrive i suoni che l'acqua produce sulle diverse varietà di vegetazione. Oltre per la musicalità, questa poesia è apprezzabile soprattutto per il tema assai profondo della "vegetalizzazione", culminante nell'ultima strofa (versi in grassetto). Infatti la partecipazione dei due amanti a questo evento atmosferico dona ad essi la possibilità di fondersi con la natura stessa, entrando quasi magicamente a farne parte. Ermione, l'amante del vate, viene descritta come una ninfa dei boschi, il suo viso infatti si confonde con la corteccia degli alberi e tutta la sua figura trascolora nel verde (virente) della vegetazione. Quella che viene a compiersi è una vera e propria naturalizzazione dell'umano, dove il cuore è come una pesca non ancora colta (intatta), gli occhi sono come vene d'acqua sorgiva (polle) e i denti sono bianchi come mandorle acerbe.

 

La pioggia nel pineto 

 

Taci. Su le soglie

del bosco non odo

parole che dici

umane; ma odo

parole più nuove

che parlano gocciole e foglie

lontane.

Ascolta. Piove

dalle nuvole sparse.

Piove su le tamerici

salmastre ed arse,

piove sui pini

scagliosi ed irti,

piove su i mirti

divini,

su le ginestre fulgenti

di fiori accolti,

su i ginepri folti

di coccole aulenti,

piove su i nostri volti

silvani,

piove su le nostre mani

ignude,

su i nostri vestimenti

leggeri,

su i freschi pensieri

che l'anima schiude

novella,

su la favola bella

che ieri

t'illuse, che oggi m'illude,

o Ermione.

 

Odi? La pioggia cade

su la solitaria

verdura

con un crepitio che dura

e varia nell'aria secondo le fronde

più rade, men rade.

Ascolta. Risponde

al pianto il canto

delle cicale

che il pianto australe

non impaura,

né il ciel cinerino.

E il pino

ha un suono, e il mirto

altro suono, e il ginepro

altro ancora, stromenti

diversi

sotto innumerevoli dita.

E immensi

noi siam nello spirito

silvestre,

d'arborea vita viventi;

e il tuo volto ebro

è molle di pioggia

come una foglia,

e le tue chiome

auliscono come

le chiare ginestre,

o creatura terrestre

che hai nome

Ermione.

 

Ascolta, Ascolta. L'accordo

delle aeree cicale

a poco a poco

più sordo

si fa sotto il pianto

che cresce;

ma un canto vi si mesce

più roco

che di laggiù sale,

dall'umida ombra remota.

Più sordo e più fioco

s'allenta, si spegne.

Sola una nota

ancor trema, si spegne,

risorge, trema, si spegne.

Non s'ode su tutta la fronda

crosciare

l'argentea pioggia

che monda,

il croscio che varia

secondo la fronda

più folta, men folta.

Ascolta.

La figlia dell'aria

è muta: ma la figlia

del limo lontana,

la rana,

canta nell'ombra più fonda,

chi sa dove, chi sa dove!

E piove su le tue ciglia,

Ermione.

 

Piove su le tue ciglia nere

sì che par tu pianga

ma di piacere; non bianca

ma quasi fatta virente,

par da scorza tu esca.

E tutta la vita è in noi fresca

aulente,

il cuor nel petto è come pesca

intatta,

tra le palpebre gli occhi

son come polle tra l'erbe,

i denti negli alveoli

son come mandorle acerbe.

E andiam di fratta in fratta,

or congiunti or disciolti

( e il verde vigor rude

ci allaccia i malleoli

c'intrica i ginocchi)

chi sa dove, chi sa dove!

E piove su i nostri volti

silvani,

piove su le nostre mani

 

ignude,

su i nostri vestimenti

leggeri,

su i freschi pensieri

che l'anima schiude

novella,

su la favola bella

che ieri

m'illuse, che oggi t'illude,

o Ermione.

 

Personalmente credo che questa poesia si arricchisca di significati sempre più profondi a mano a mano che il tempo trascorre e che noi esseri umani ci allontaniamo dalla natura o peggio non abbiamo possibilità o capacità per ossservane ancora le sue bellezze. Ciò che D'Annunzio descrive è l'estrema sensazione di vitalità ed energia che l'uomo può mutuare dal contatto con la natura e la fusione del suo essere con quello del mondo. Ho apprezzato in particolare la spensieratezza con cui i due amanti attraversano la pineta, ora vicini ora lontani, senza una meta ben precisa, indice di una familiarità con l'ambiente circostante e sicuramente di una sensazione di piacere. Come al solito, mi rivolgo alle vostre esperienze: siete mai stati in condizioni simili? avete mai provato un senso di fusione con la natura ? Se sì, come vi spiegate ciò e soprattutto che emozioni e ricordi ne avete?

A me sinceramente è capitata una cosa del genere. Stavo facendo un'immersione con pinne e boccaglio vicino ad uno scoglio nel Gargano e mi divertivo a scoprire le forme di vita che vi erano in quella specie di caletta dove la ressa di gente non arrivava perché un pò fuori mano e soprattutto perché l'acqua era profonda e fredda. Ma di questo non mi importava... i miei occhi erano appagati da tali visioni da rimanere a lungo in apnea osservando le forme di vita che brulicavano intorno a me. Non fosse per il fatto che non avevo una bombola di ossigeno mi sarei creduta un pesce! L'acqua fresca mi infondeva un'energia e una vitalità innate, la sua limpidezza mi dava un senso di benessere e ai miei orecchi arrivava solo il suono delle onde che si infrangevano sugli scogli e poi soltanto il profondo silenzio ovattato dell'acqua. Nonostante fossi isolata mi sentivo a mio agio, anzi, avrei voluto che la calma e la bellezza di quel posto non svanissero mai... :-)

 

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@ Ikrana: Guarda non ti devi affatto sminuire, la tua poesia mi è piaciuta perché mi ha suscitato delle emozioni ben precise che tuttora provo in più di un'occasione . Come ti dissi tempo fa, tu vai per la tua strada, anche se ti guarderanno storta o non ti capiranno... vedrai, i tuoi sforzi daranno dei frutti bellissimi e due di questi ce l'hai già: l'umiltà di saperti essere umano, con i tuoi limiti e le tue pecche e la bontà nei confronti di tutto ciò che vive e non necessariamente parla o si muove! :-)
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profonda.... meravigliosamente profonda....

 

che dire.... non conoscevo questo scritto di D'Annunzio ( in effetti ne conosco pochi )...

 

ma è bellissimo... e bellissimo è vedere come, da sempre, gli animi più sensibili abbiano sentito il bisogno di "legare" con la natura, intesa come il tutto che, assieme agli altri esseri viventi, ci ha dato vita.

 

e bellissima e sentita è anche la tua recensione, che come sempre riesce a trasmettere le sensazioni come le hai provate tu.

 

BRAVA!!!! :D

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Grazie mille Ale!!! Il mio intento è proprio questo: condividere emozioni ed idee riguardo alcune tra le più belle poesie italiane! E, per come la vedo io, anche la letteratura come la natura è un patrimonio da salvaguardare specialmente per noi italiani che vantiamo nomi di tutto rispetto! :)
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Che belle poesie..dico a quella di Ikrana(non sminuirti..le parole della tua poesia esprimono esattamente quello che volevi dire in più hai fatto benissimo a farla leggere anche a noi perché merita)...;-) !

..e quella D'Annunziana di Wildlife,è tutto come hai sapientemente descritto tu in maniera impeccabile facendoci entrare nell'atmosfera che voleva far trasparire il Vate a chi leggeva e legge,complimenti davvero ;-)

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La pioggia nel pineto 

 

Taci. Su le soglie

del bosco non odo

parole che dici

umane...

...

su i freschi pensieri

che l'anima schiude

novella,

su la favola bella

che ieri

m'illuse, che oggi t'illude,

o Ermione.[/b]

 

Personalmente credo che questa poesia si arricchisca di significati sempre più profondi a mano a mano che il tempo trascorre e che noi esseri umani ci allontaniamo dalla natura o peggio non abbiamo possibilità o capacità per ossservane ancora le sue bellezze. Ciò che D'Annunzio descrive è l'estrema sensazione di vitalità ed energia che l'uomo può mutuare dal contatto con la natura e la fusione del suo essere con quello del mondo. Ho apprezzato in particolare la spensieratezza con cui i due amanti attraversano la pineta, ora vicini ora lontani, senza una meta ben precisa, indice di una familiarità con l'ambiente circostante e sicuramente di una sensazione di piacere. Come al solito, mi rivolgo alle vostre esperienze: siete mai stati in condizioni simili? avete mai provato un senso di fusione con la natura ? Se sì, come vi spiegate ciò e soprattutto che emozioni e ricordi ne avete?

A me sinceramente è capitata una cosa del genere. Stavo facendo un'immersione con pinne e boccaglio vicino ad uno scoglio nel Gargano e mi divertivo a scoprire le forme di vita che vi erano in quella specie di caletta dove la ressa di gente non arrivava perché un pò fuori mano e soprattutto perché l'acqua era profonda e fredda. Ma di questo non mi importava... i miei occhi erano appagati da tali visioni da rimanere a lungo in apnea osservando le forme di vita che brulicavano intorno a me. Non fosse per il fatto che non avevo una bombola di ossigeno mi sarei creduta un pesce! L'acqua fresca mi infondeva un'energia e una vitalità innate, la sua limpidezza mi dava un senso di benessere e ai miei orecchi arrivava solo il suono delle onde che si infrangevano sugli scogli e poi soltanto il profondo silenzio ovattato dell'acqua. Nonostante fossi isolata mi sentivo a mio agio, anzi, avrei voluto che la calma e la bellezza di quel posto non svanissero mai... :-)

 

Devo dirti che è la mia poesia preferita questa, perchè il modo in cui l'autore descrive i suoni, gli odori, le sensazioni, è straordinariamente reale!

Sembra di stare in mezzo ad un bosco, con la piogia che cade leggera... e si "ode" il suono delle gocce sulle foglie, pioggerella che cade sul volto, sulle mani... ma non è una pioggia fastidiosa, è bella e rinfrescante. Quasi come l'acqua avesse il potere di legare i due personaggi alla natura e formare un tutt'uno.

Di solito le persone se inizia a piovere corrono infastidite a ripararsi... ma i due protagonisti della poesia no. Loro si sentono più vivi, come si sentono gli alberi quando piove, non so come spiegare. E' una pioggia che lava via il male, che depura l'anima come depura il bosco, che si sente grato di quest'acqua fonte di vita. Ed è proprio questa profonda unione con la natura che unisce i due personaggi. In fondo io credo che l'amore sia legato alla natura ^^

Questo ho sentito io leggendo la poesia

Dico questo perchè mi è capitata una bella esperienza, solo che non ero sott'acqua, bensì in mezzo a un boschetto. Non potrei mai vivere sempre sempre circondata da altra gente, ho bisogno a volte di stare da sola.

Insomma ha iniziato a piovere. La prima reazione è stata: corro a ripararmi! ma poi ripensandoci, era anche piacevole sentire la pioggia sul viso. E così in mezzo a questo boschetto con la pioggia che cadeva mi è venuto istintivamente non so perchè, di abbracciare un albero.

Non so se riuscirò mai a descrivere a parole quello che ho provato... solo una sensazione bellissima di unione con la natura... come una specie di tsaheylu. Ho immaginato ogni filo d'erba, ogni formica e tutti gli esseri viventi che mi circondavano. E ho provato uno strano senso di protezione... E' stato in quel momento che ho pensato: quando sarò abbastanza forte, metterò la mia vita al servizio della causa più nobile che possa immaginare in quest'epoca: battermi per proteggere la natura e preservarne il perfetto equilibrio.

 

@ Ikrana: Guarda non ti devi affatto sminuire, la tua poesia mi è piaciuta perché mi ha suscitato delle emozioni ben precise che tuttora provo in più di un'occasione . Come ti dissi tempo fa, tu vai per la tua strada, anche se ti guarderanno storta o non ti capiranno... vedrai, i tuoi sforzi daranno dei frutti bellissimi e due di questi ce l'hai già: l'umiltà di saperti essere umano, con i tuoi limiti e le tue pecche e la bontà nei confronti di tutto ciò che vive e non necessariamente parla o si muove! :-)

Ti ringrazio molto Wild, mi hai detto proprio delle cose belle! :)

 

/smile.gif[/img]

 

 

grazie! sono contenta che vi sia piaciuta! :)

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@ Simo: Troppa grazia Simooo!!!! ;-)

 

 

@ Ikrana: Sono felice che la poesia ti sia piaciuta anche perché D'Annunzio è il mio poeta preferito in assoluto quindi... :D E poi sono rimasta affascinata dalla tua esperienza, si sente da come scrivi che il legame che hai con la natura è molto forte... di nuovo, invito tutti quelli che hanno avuto esperienze simili o che semplicemente vogliono condividere le loro emozioni a postarle, qui NON si deve parlare esclusivamente di poesia, anzi, più arricchiamo questo topic con commenti soggettivi e attualizzandolo, più diverrà interessante e costruttivo! Quindi forza fratelli e sorelle, scrivete quello che vi passa per la mente o anche dei componimenti di vostra mano... saranno molto graditi!!!

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* L'Albero degli amici *

Esistono persone nelle nostre vite che ci rendono felici

per il semplice caso di avere incrociato il nostro cammino.

Alcuni percorrono il cammino al nostro fianco,

vedendo molte lune passare,

gli altri li vediamo appena tra un passo e l’altro.

Tutti li chiamiamo amici e ce ne sono di molti tipi.

Talvolta ogni foglia di un albero rappresenta uno dei nostri amici.

Le prime foglie sono il nostro amico Papà e la nostra amica Mamma,

che ci mostrano cosa è la vita.

Dopo vengono gli amici Fratelli,

con i quali dividiamo il nostro spazio affinché possano fiorire come noi.

Conosciamo tutta la famiglia delle foglie che rispettiamo

e a cui auguriamo ogni bene.

Ma il destino presto ci porta altri amici

che non sapevamo avrebbero incrociato il nostro cammino.

Molti di loro li chiamiamo amici dell’anima, del cuore.

Sono sinceri, sono veri.

Sanno quando non stiamo bene, sanno cosa ci fa felici.

E alle volte uno di questi amici dell’anima si installa nel nostro cuore

e allora lo chiamiamo innamorato.

Egli dà luce ai nostri occhi, musica alle nostre labbra, salti ai nostri piedi.

Ma ci sono anche quegli amici di passaggio,

talvolta di una vacanza, di un giorno o di un’ora.

Essi collocano un sorriso sul nostro viso

per tutto il tempo che stiamo con loro.

Non possiamo dimenticare gli amici distanti,

quelli che stanno sulle punte dei rami

e che quando il vento soffia appaiono sempre tra una foglia e l’altra.

Poi il tempo passa, l’estate se ne va, l’autunno si avvicina

e perdiamo alcune delle nostre foglie,

alcune nascono l’estate dopo

e altre permangono per molte stagioni.

Ma quello che ci lascia felici è che le foglie che sono cadute

continuano a vivere con noi,

alimentando sempre le nostre radici.

Sono ricordi di momenti meravigliosi

di quando incrociarono il nostro cammino.

Ti auguro, foglia del mio albero,

pace, amore, fortuna e serenità...

Oggi e sempre... semplicemente

perché ogni persona che passa nella nostra vita

è unica... lascia un poco di sé e prende un poco di noi.

Ci saranno quelli che prendono molto, ma non ci sarà chi non lascia niente.

Questa è la maggiore responsabilità della nostra vita

e la prova evidente che due anime non si incontrano per caso.

* *

Questa poesia composta dal missionario sudamericano Paul Montas,testimonia come da esseri viventi presenti in natura(in questo caso un albero e le sue foglie),si possa trovare una similitudine alla vita e le persone che si incontrano durante il suo corso.

Si evidenzia la loro collocazione in ordine di influenza affettiva,come nel caso delle foglie più vicine o quelle lontane,che si vedono tra le altre..le esperienze che nascono(buone o cattive)raffigurato nelle foglie che cadono ai piedi dell'albero alimentandone così le radici(come le esperienze brutte che con il tempo rafforzano l'uomo temprandolo),infondo chi tra di noi non ha tratto esperienza dagli errori o episodi negativi come d'altro canto da quelli positivi?

Ultima nota saggia si legge negli ultimi versi..ci saranno persone che più di altre prendono molto dalla nostra vita(come le foglie che in base alla loro influenza lungo i rami dell'albero assorbono più linfa vitale di altre fermo restando che tutte nel processo della fotosintesi saranno utili)ma nessuna di loro non lascerà niente.

L'augurio a tutte le foglie/persone sta nella gratitudine e benedizione ad ognuna di esse..per il fatto di aver avuto una parte bella,brutta,importante o solamente divertente ma comunque rilevante nel personale percorso chiamato vita e vuole essere anche il mio augurio alle persone incontrate in questo sito che anche se non di persona mi fanno sentire in egual modo la loro stima ! ;-)

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Grazie Simo per aver postato questa poesia è davvero bellissima!!! I motivi per cui mi è piaciuta li puoi ben immaginare: la metafora naturale dell'albero che è stupenda, poi le varie ramificazioni e foglie a rappresentare le che persone gravitano attorno alla nostra vita, siano esse vicine o lontane, presenti o assenti, tutte ugualmente importanti poiché lasciano un'impronta di sé nella nostra anima e forse anche nel nostro cuore! Complimenti ancora... il fatto che l'abbia riletta due o tre volte in pochi minuti vuol dire che mi ha davvero colpita! Infine anch'io auguro a te e a tutte le persone che ho conosciuto qui tutto il bene del mondo! Un abbraccio forte! ;-)

 

 

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Sfogliando le pagine del mio libro di letteratura, ho trovato questa bella poesia di Angelo Poliziano e mi piacerebbe condividerla con voi ^^

 

I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino

di mezzo maggio in un verde giardino.

I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino

di mezzo maggio in un verde giardino.

 

Erano intorno violette e gigli,

fra l'erba verde, e vaghi fior novelli,

azzurri, gialli, candidi e vermigli:

ond'io porsi la mano a côr di quelli

per adornare e mie biondi capelli,

e cinger di grillanda el vago crino.

 

Ma poi ch'i' ebbi pien di fiori un lembo,

vidi le rose, e non pur d'un colore;

io colsi allor per empier tutto el grembo,

perch'era sì soave el loro odore

che tutto mi senti' destare el core

di dolce voglia e d'un piacer divino.

 

I' posi mente quelle rose allora:

mai non vi potrei dir quanto eron belle!

Quale scoppiava dalla boccia ancora

quale erano un po' passe e qual novelle.

Amor mi disse allor: "Va' co' di quelle

che più vedi fiorite in sullo spino".

 

Quando la rosa ogni suo foglia spande,

quando è più bella, quando è più gradita,

allora è buona a mettere in ghirlande,

prima che suo bellezza sia fuggita.

Sì che, fanciulle, mentre è più fiorita,

cogliàn la bella rosa del giardino.

 

 

vi metto anche la parafrasi se vi può interessare per capire meglio la poesia:

 

Io mi trovai, fanciulle, un bel mattino

di mezzo maggio in un verde giardino.

 

Erano intorno violette e gigli,

fra l'erba verde, e vaghi fiori novelli,

azzurri, gialli, candidi e vermigli:

onde io porsi la mano a cogliere di quelli

per adornare i miei biondi capelli,

e cingere di ghirlanda il vago crine.

 

Ma poi che io ebbi pieno di fiori un lembo,

vidi le rose, e non pur di un colore;

io colsi allora per riempire tutto il grembo,

perché era sì soave il loro odore

che tutto mi sentii destare il cuore

di dolce voglia e di un piacer divino.

 

Io posi mente a quelle rose allora:

mai non vi potrei dire quanto erano belle!

Quali scoppiavano dal bocciolo ancora

quali erano un po' passe e quali novelle.

Amore mi disse allora: "Va' cogli di quelle

che più vedi fiorite sullo spino".

 

Quando la rosa ogni sua foglia spande,

quando è più bella, quando è più gradita,

allora è buona da mettere in ghirlande,

prima che la sua bellezza sia fuggita.

Sì che, fanciulle, mentre è più fiorita,

cogliamo la bella rosa del giardino.

 

Leggendo questa poesia mi sono immaginata un giardino bellissimo, pieno di fiori, in primavera. Tranquillo soleggiato e perfetto.

Mi ha dato l'idea della vita che sboccia come un fiore sotto il sole primaverile, la voglia di vivere, di uscire dal sonno invernale.

Dopotutto siamo in primavera ormai :)

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Hai proprio ragione! 😊

La primavera sta arrivando, e già cominciano a vedersi fiori e piante che stanno preparando i loro boccioli che presto fioriranno.......

E la tua poesia coglie pienamente proprio questo momento in cui la natura si risveglia, sbocciando in stupende rose novelle che presto adorneranno i nostri giardini.....

Bella poesia! Brava Ikranä! 😊

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Complimenti Ikrana per la poesia, è bellissima davvero...

Mi scuso in anticipo dato che questo nome l'avete già sentito ma non ho saputo resistere... questa poesia s'intitola "Il vento scrive" (di Gabriele D'Annunzio) .

Stavolta non è la foresta con la sua flora e fauna ad essere protagonista ma è un elemento naturale: l'aria e più precisamente il vento che, come un dio alato, scrive sulla spiaggia con le penne dell'ala. Al poeta sembra che sulla superficie della sabbia si diffonda innumerevole il sorriso della sua donna.

Ecco a voi la poesia:

 

Su la docile sabbia il vento scrive

con le penne dell'ala; e in sua favella

parlano i segni per le bianche rive.

 

Ma, quando il sol declina, d'ogni nota

ombra lene si crea, d'ogni ondicella,

quasi di ciglia su soave gota.

E par che nell'immenso arido viso

della piaggia s'immilli il tuo sorriso.

 

Parafrasi:

 

Sulla sabbia docile (poiché sembra ubbidire al vento) il vento scrive

con le penne dell'ala; e i segni parlano in quel suo linguaggio

sulla spiaggia dalla sabbia bianca.

Ma quando il sole tramonta, di ogni segno, di ogni ondicella,

si crea una lieve ombra

simile all'ombra delle ciglia su un dolce viso di donna.

E pare che nell'immenso arido viso

della spiaggia si moltiplichi a migliaia il tuo sorriso.

 

 

Questa poesia mi piace molto per l'immedesimazione tra il paesaggio e la donna, tra il sorriso di cui sembra ridere la spiaggia increspata dalle ombre e il sorriso che illumina il volto della figura femminile. Più che della "natura nella letteratura" in questa poesia si parla della bellezza nella sua duplice forma: umano e naturale ancora una volta si compenetrano e si identificano l'uno con l'altro... per me è il massimo!

 

Voi cosa ne pensate? (dalla prossima volta ,giuro, basta con D'Annunzio!)

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